Alcuni errori SEO, seppur banali, spesso possono creare diverse problematiche ad un sito in termini di traffico e posizionamento su Google.
Sbagliare è umano, tutti hanno commesso degli errori sui propri progetti web, l’importante è farne tesoro per non ripeterli più.
Per questo motivo, in questo articolo elencherò gli errori SEO più comuni e particolari che mi è capitato di riscontrare analizzando alcuni siti. Iniziamo!
Errori SEO Tecnici
Ecco alcune delle problematiche legate agli aspetti più tecnici che capita spesso di incontrare durante l’analisi di un sito web.
Sito non indicizzato
Uno degli errori SEO da evitare, in grado di inficiare fin da subito sul posizionamento di un sito, è quello legato alla sua mancata indicizzazione.
Specialmente durante la pubblicazione online di un sito dopo un restyling, viene dimenticata all’interno del robots.txt la regola
User agent: *
Disallow:/
non consentendo allo spider di scansionare il sito.
La stessa dimenticanza può accadere lasciando nelle impostazioni di WordPress la spunta “scoraggia i motori di ricerca ad indicizzare questo sito”.
Ci si accorge di questa problematica digitando il comando avanzato site:nomesito su Google e non trovando pagine nell’indice, tramite Screaming Frog che non avvia la scansione del sito, o tramite avvisi o verifiche su softwar Google Search Console.
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Migrazione SEO senza redirect 301
Anche se per la maggior parte di noi SEO Specialist, i redirect 301 sono il pane quotidiano, capita ancora di vedere siti che dopo una rimappatura degli URL e un cambio di struttura del menu perdono quasi completamente il ranking su Google e relativo traffico.
Dimenticare di fare i redirect 301 è molto grave, perché si crea un danno elevato al sito anche in termini di fatturato aziendale.
In una migrazione SEO dopo un restyling bisogna sempre predisporre un budget aggiuntivo, se richiesto, per permettere al consulente SEO di effettuare e impostare i redirect 301 con il tempo necessario e nel modo corretto.
Uno degli errori SEO più comuni, legato al redirect 301, è quello di credere che il redirect settato da una vecchia pagina ben posizionata verso una nuova pagina che non tratta lo stesso argomento della precedente, riesce a far mantenere lo stesso il ranking su Google.
Ad esempio, la situazione più tipica è quella di redirezionare tutte le pagine verso la home, compromettendo in pochi giorni il posizionamento generale del sito.
Loop di reindirizzamento
Se i 301 vengono fatti, bisogna prestare attenzione ad evitare i Loop di Reindirizzamento, ovvero pagine che vengono redirezionate su loro stesse.
Sul file .htaccess con numeri elevati di righe di 301, può succedere che sulla stessa linea vengano scritti due URL identici. In questa situazione la pagina andrà in loop di reindirizzamento creando un malfunzionamento del sito e un avviso di pagina di servizio del browser che cita “questa pagina sta redirezionando troppe volte”.
La cosa spesso passa inosservata, perché il loop di reindirizzamento crea il disservizio su quella singola pagina, che se non viene analizzata manualmente può rimanere online senza accorgersi dell’errore.
Anche in questo caso torna in aiuto Screaming Frog che, con la sua nuova funzione “visualisation> Directory Tree Graph”, permette con dei pallini rossi e verdi di individuare le pagine che hanno uno status code 200 e quelle che hanno problematiche come 404, loop, bloccate da robots.txt etc.
Errata gestione www e non www
Il sito web deve essere raggiungibile unicamente nella versione preferita scelta: www oppure non www. Un sito che viene visualizzato in entrambe le versioni genera un sito duplicato. Una delle due deve quindi fare redirect sulla preferita in modo che nelle SERP di Google non si indicizzino entrambe le versioni.
Per verificare basta fare un test aggiungendo e rimuovendo il www davanti al nome dominio. In questo modo eviterai uno degli errori SEO più banali ma in grado di impattare in modo significativo sul posizionamento.
Errori 404 interni
Fornire al proprio utente e a Google Bot un errore 404 interno al sito non è mai consigliato, ed è sempre meglio verificare con attenzione che non si generino errori di questo tipo.
Bisogna sempre tenere sott’occhio la Search Console e dopo dei 301 scansionare il proprio sito con Screaming Frog, al fine di individuare questa tipologia di Status Code.
Mixed Content
Qualche anno fa Google ha consigliato di iniziare ad utilizzare sui siti il certificato SSL.
Molti web master si sono ritrovati a migrare quindi i progetti web dal protocollo http a https.
Una delle problematiche che si riscontrano spesso dopo questo intervento tecnico sono i mixed content, ovvero contenuti che sono rimasti in http su pagine https (esempio le immagini).
Non è una situazione che compromette immediatamente il posizionamento, ma sovraccarica il bot e disperde budget di crawling.
In una pagina quindi sia le immagini, i contenuti e le risorse devono essere gestite con l’https.
Attenzione anche alle versioni di siti completamente raggiungibili sia in http sia in https.
Indicizzazione di pagine con thin content
Altro sbaglio che si aggiunge alla lista degli errori SEO da evitare, seppur meno grave del primo e del secondo di questo articolo, è quello relativo all’indicizzazione di pagine con thin content o anche con pagine della demo del template del CMS utilizzato.
In un mio articolo avevo già parlato nel dettaglio di come indicizzare un blog e gestire tag e categorie, dove appunto consigliavo di evitare di indicizzare pagine tag che vanno a disperdere il budget di crawling o pagine con contenuti non utili all’utente.
A queste si aggiungono, come anticipato, le pagine del template acquistato per lo sviluppo del sito, ad esempio in WordPress, che vengono lasciate come “pubblicate” e rese indicizzabili.
Immagini pesanti
Un errore che influisce sulle performance del sito è sicuramente quello di aggiungere immagini non nominate correttamente ed estremamente grandi in termini di dimensioni e peso.
Un’immagine pesante rallenta il sito, fatica a caricarsi e non è apprezzata da Google.
Spesso si vedono siti web che lamentano problemi di performance e velocità legati proprio a questo aspetto a volte trascurato.
Carica sempre sul sito immagini delle dimensioni corrette e che coincidano con lo spazio reale che devono occupare e utilizza strumenti per ridurre il loro peso senza perdere la qualità come tinypng.com.
Leggi la mia guida su come ottimizzare le immagini di un sito.
Velocità
La velocità per Google è sempre stato un fattore di ranking rilevante, ancora di più da quando i dispositivi mobile sono diventati particolarmente importanti per la loro diffusione. Non fornire un sito veloce ai propri utenti è uno sbaglio che può non far rankare il progetto tra i primi risultati di ricerca di Google.
Scorretta gestione delle lingue del sito
Senza entrare nel tecnicismo della gestione delle lingue di un sito multilingua (hreflang e rel alternate), capita di vedere siti con lingue diverse che hanno gli URL non tradotti e che mantengono la stessa traduzione dell’URL della lingua principale, o peggio URL senza la specifica della lingua come una folder. Ad esempio /en/; /de/; /fr/
Altro aspetto è quello di evitare di inserire meta description e title non tradotti che generano dei duplicati in tutto il sito.
Non tradurre gli URL e i meta tag delle lingue è un errore SEO abbastanza grossolano. La SEO internazionale è già complicata di per sè, non complichiamoci la vita!
In un mio articolo sull’ottimizzazione SEO On page avevo parlato di quanto fosse importante creare una struttura di un sito che fosse solida e pensata per l’utente e per Google Bot.
Creare un sito senza pensare prima all’architettura di navigazione è uno sbaglio che può essere facilmente evitato e una buona organizzazione del menu e dei percorsi di navigazione non solo aiuta la SEO ma anche la User Experience.
Contenuti duplicati
Soprattutto nei siti di grandi dimensioni o negli ecommerce capita che vengano creati e gestiti erroneamente contenuti e pagine simili tra loro.
Una problematica tipica negli ecommerce è quella infatti di creare le stesse pagine prodotto, associandole a categorie diverse, generando contenuti duplicati su URL differenti.
L’errore SEO in questo caso è appunto quello di non gestire questi duplicati con il rel canonical o non organizzare nel modo corretto l’architettura del sito.
Errori SEO lato contenuto
Una volta visti gli errori SEO legati agli aspetti tecnici e di programmazione, ecco quelli che lato contenuto sono i più comuni.
Mancanza di strategia SEO e nessuna ricerca delle parole chiave
Uno degli errori più ricorrenti è quello di non avere una strategia SEO pensata ad inizio progetto e credere che ciò che venga scritto in un sito sia per forza ricercato dagli utenti. Nulla di più sbagliato.
Alla base di una strategia web c’è la ricerca dei topic, delle query e keywords legate ad un business.
Prima di stilare dei contenuti e creare un sito è sempre buona cosa fare una buona ricerca di parole chiave.
Cannibalizzazione dei contenuti e dei Search Intent
Altra situazione classica è quella di creare per fini SEO, pagine focalizzate su parole chiave o tematiche estremamente uguali o simili pensando di posizionarle tutte. Andando ad operare in questo modo si rischia solo di aggiungere contenuti che si cannibalizzeranno nelle SERP di Google anche lato Search Intent.
Personalmente preferisco creare pillar article su una tematica o chiave principale e contenuti satellite che hanno però intenzioni di ricerca differenti. In questo modo si amplia il cluster delle parole della tematica da lavorare senza però competere per le stesse chiavi nelle SERP di Google.
Tag SEO: h1 e vari header tag
Gli header tag sono i titoli che servono a suddividere un contenuto.
Esiste l’h1, h2, h3, fino all’h6. Specialmente i primi tre devono essere gestiti nel modo corretto evitando di utilizzarli per fini grafici ma mantenendo la gerarchia e la logica per cui sono stati pensati.
- l’h1 è il titolo della pagina ed è quello più importante che identifica l’argomento; generalmente è unico in pagina, salvo casi eccezionali, e deve essere univoco nel sito.
- l’h2 è il sottotitolo della pagina e dell’h1 – può essere più di uno e serve a dividere in paragrafi e sezioni un contenuto.
- l’h3 è il sottotitolo dell’h2, può essere più di uno e serve a suddividere i sotto paragrafi.
Tra gli errori SEO più comuni? Vedere h2 ripetuti nel footer senza logica, oppure h1 utilizzati per la loro dimensione e per l’aspetto grafico al posto di usare correttamente i CSS.
Utilizzali quindi nel modo corretto!
Keyword Stuffing
Tecnica ormai fortunatamente abbandonata, ma che merita di essere citata, il keyword stuffing consiste nel ripetere in modo esagerato e completamente innaturale la parola chiave per cui si vuole posizionare la pagina. Ci si accorge di questa problematica semplicemente leggendo il contenuto e accorgendosi, senza ombra di dubbio, dell’uso smisurato della keyword all’interno di una frase. Questo non vuol dire che non bisogna ripete la keyword in pagina, ma di non farlo come nell’ esempio presentato direttamente da Google.
Attenzione quindi quando scrivi un contenuto, ricordati che un testo deve essere scritto per l’utente e solo dopo per il motore di ricerca. Non rincorrere le fantomatiche “regole” del SEO Copywriting, a quelle pensaci dopo, focalizzati prima sulla chiarezza espositiva e sulla qualità e profondità dei concetti che devi esporre.
Conclusione
In questo articolo ti ho elencato gli errori SEO più comuni da evitare per mantenere in buona salute un sito web.
Ne hai trovati altri da segnalare e che ritieni di dover aggiungere alla mia lista? Fammelo sapere nei commenti qui sotto!